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La tenerezza

Sabato 22 luglio ore 16.30 – 21.15latenerezza
Domenica 23 luglio ore 16.30 – 21.15

di Gianni Amelio
con Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti

Drammatico (103min.)
Regia: Gianni Amelio
Cast: Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti, Greta Scacchi, Renato Carpentieri, Maria Nazionale, Arturo Muselli, Giuseppe Zeno, Enzo Casertano, Hieb Khili, Valerio Comparelli, Renato Carpentieri Jr., Fabio Cocifoglia, Bianca Panicci, Giovanni Esposito, Salvatore Cantalupo, Nunzio Giuliano, Abdou Magib Fall, Giuseppe Gavazzi, Rosario Minervini, Walter Lippa, Dario De Rosa, Franco Pinelli, Salvatore Sodano, Maria Giovanna De Cristofaro, Rosario D’Angelo, Carmen Pommella, Valeria Luchetti, Luca Gallone, Michele Danubio, Antonio Marfella, Noureddin El Falah, Hedi Krissane, Lello Serao, Antonio Morra, Giancarlo Cosentino, Peppe Bosone
Tratto da: liberamente ispirato al romanzo “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marone (ed. Longanesi, coll. La Gaja scienza)

Sentimenti che si incrociano tra il sorriso e la violenza. Un padre e i suoi figli non amati, un fratello e una sorella in conflitto, una giovane coppia che sembra serena. E i bambini che vedono e non possono ribellarsi. La storia di due famiglie in una Napoli inedita, lontana dalle periferie, una città borghese dove il benessere può mutarsi in tragedia, anche se la speranza è a portata di mano.

La paura di non essere amati, ma soprattutto quella di non saper amare nel modo giusto. La forza e la fragilità di sentimenti, spesso irrazionali, crudeli, misteriosi che ci mettono in guerra con gli altri e con noi stessi. Sono questi i temi intorno ai quali ruota ‘La tenerezza’ di Gianni Amelio (…). Rielaborando in maniera molto personale la materia letteraria di partenza, Amelio toma dunque a riflettere sul rapporto tra padri e figli, scegliendo per la prima volta un protagonista suo coetaneo e aggiungendo un tassello importante al racconto di sé. Non si tratta ovviamente di un film autobiografico, ma di una storia però che consente al ‘ragazzo di Calabria’ di riflettere sul difficile dialogo tra generazioni e di fare i conti con la sua esperienza di figlio (suo padre viveva lontano, in Argentina), oltre che di genitore (adottivo). (…) Se ascolterete bene la canzone dei titoli di testa ‘Mia ForaThymamai’ che la greca Arleta cantava negli anni Sessanta, scoprirete che ‘La tenerezza’, forse il film più inafferrabile e inquieto di Amelio, ha lo stesso fascino poco orecchiabile di quella melodia, non facilmente accessibile, ma capace di schiudere le porte di un mondo misterioso, poetico, che il regista tratteggia con lo stile che caratterizza i suoi film più intimi e che racconta seguendo percorsi tutt’altro che scontati. (Avvenire)

 Con la sua abilità nel mettere in mostra i lati oscuri della nostra società, le zone da tenere nascoste (‘Colpire al cuore’) fino a quelle in controtendenza (‘Intrepido’ ne è stato l’esempio folgorante) con ‘La tenerezza’ Gianni Amelio compie un pericoloso percorso in un mondo che ha perso i sentimenti. Quasi a servirsi di un materiale scottante, porta lo spettatore a confrontarsi con una inesauribile gamma di emozioni che dapprima sono lievi e appaiono quasi timidamente, come una sorta di gentilezza e di accoglienza, di cura e di amorevolezza, per poi risalire la china con toni sempre più forti e aspri, come il dolore, il disgusto, l’abbandono, l’indifferenza, la mancanza di perdono. È come se Amelio mettesse il pubblico di fronte a una terapia per riappropriarsi di sfumature che non gli appartengono più, cancellate ormai quasi solo da una cupa tensione. Quasi un abbecedario, una grammatica da imparare nuovamente a furia di vedere le immagini a senso unico proposte quasi sempre dal nostro cinema, ma anche per riconoscere quelle sensazioni che si direbbero sparite dai rapporti umani come per un’anestesia generalizzata. (…) è (…) puro cinema questo rendere materia viva attraverso i personaggi un materiale tanto poetico e impalpabile ma anche quello più vistosamente drammatico tratto delle nostre cronache, come può essere il confronto con il migrante o con le famiglie «normali» che finiscono in cronaca nera. II film ti costringe a non cambiare pagina, a guardare negli occhi almeno per qualche secondo l’altro, a cercare ragioni. E un’altra particolare abilità del regista è di innalzare il tiro con equilibrio, attraverso alcune scene straniate, da analizzare ognuna separatamente, da ricordare come quelle strofe che si imparano a memoria. Senza proclami, ma con una sapienza rara, ‘La tenerezza’ riesce a creare un mondo dove infine la cupa ostilità verso la vita che costringe inevitabilmente ad invecchiare si stempera dopo aver imparato nuovamente a uscire dal proprio egoismo . (Il Manifesto)

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