Io sono Tempesta
Giovedì 27 settembre 21.15
Sabato 29 settembre 17.30
di Daniele Luchetti
Con Marco Giallini, Elio Germano
di Daniele Luchetti
Con Marco Giallini, Elio Germano, Eleonora Danco, Jo Sung, Francesco Gheghi, Carlo Bigini, Marcello Fonte, Franco Boccuccia
Commedia, Drammatico
Durata: 97 Min
La parabola di un magnate della finanza, condannato per frode fiscale, che passa un anno ai servizi sociali. Il ritratto di un Paese che sta cambiando pelle ma che rimane ben ancorato ai suoi peggiori difetti.
Il finanziere Numa Tempesta sta per avviare un grande progetto immobiliare in Kazakistan. Ma proprio al momento di chiudere le trattative con gli investitori internazionali i suoi avvocati lo informano che dovrà scontare una condanna per frode fiscale: non in carcere, che gli avvocati sono riusciti ad evitargli, ma prestando servizi sociali presso un centro di accoglienza. Passaporto e cellulare gli vengono ritirati da Angela, che gestisce il centro, e Numa è adibito a vari compiti di assistenza – compreso quello di tenere puliti i bagni comuni.
Il passo deciso, il piglio fattivo, l’adrenalina al top e il baratro della solitudine sempre in agguato, tra un incontro d’affari e una promessa bugiarda. Nel film di Daniele Luchetti «lo sono tempesta» Marco Giallini trova il personaggio che lo aspettava da sempre, il malfattore cialtrone, sprezzante delle regole, il cattivo vitale che, come accade spesso ai personaggi negativi, suscita, allo stesso tempo, attrazione a repulsione. […] (La Stampa)
I tentativi di aggiornare la nostra commedia all’attualità si fanno sempre più vari e frequenti negli ultimi tempi, e in questo caso lo schema è quello della favola o dell’opera buffa, lontani dal cinismo spesso fecondo della commedia all’italiana. Un imprenditore spregiudicato e dalle ricchezze favolose (Giallini) viene condannato per reati fiscali e deve fare un periodo ai servizi sociali. Assegnato a un’associazione che si occupa di senzatetto, dovrà dimostrare le proprie capacità di empatia col prossimo. Fa amicizia con un giovane padre finito sul lastrico (Germano), e chiaramente arriverà una presa di coscienza a contatto questi e altri personaggi buffi. Lo schema è quello di un buddy movie, del confronto tra il ricco cinico, ma in fondo simpatico, e il povero stralunato. I riferimenti alla realtà sono però vaghi, la vicenda potrebbe svolgersi in ogni tempo e in ogni luogo: i ricchi sono ricchi stratosferici, da commedia anni Trenta, e i poveri sono barboni (sempre difficilissimi da rendere credibili nel cinema di finzione). In fondo i personaggi sono tutti buoni, e tutti figure riconoscibili e già viste: i poveri un po’ matti ovviamente (la parte più divertente), ma anche il ricco a cui i soldi non danno la felicità, le prostitute dal cuore d’oro, il figlio irresistibilmente furbetto che ha la trovata al momento giusto, e (meno di tutti, però) la volontaria nevrotica interpretata da Eleonora Danco. E quindi, per sfuggire al cinismo, tutto risulta un po’ fiacco, con i passaggi narrativi che entrano in maniera meccanica e molti momenti in cui il ritmo ristagna. Scene come la notte nell’albergo lussuoso in cui i poveri scorrazzano rendono esplicito il gusto fiabesco, il cui effetto è però di togliere mordente, anche perché non ci sono gag all’altezza, il ritmo è dato sostanzialmente dalla musica di Crivelli, cui viene delegato troppo, e non bastano un ralenti ironico con la musica quando il gruppo dei poveri incede verso la macchina da presa, o una citazione da Shining (curiosamente, la seconda questo mese insieme allo Spielberg di Ready Player One). Della difficoltà di trovare il tono giusto risentono alla fine anche gli attori, che stentano a trovare una chiave in un film dall’equilibrio così precario: Giallini comunica una sua umanità ma il risultato è che il suo personaggio in fondo non subisce nessun vero mutamento; Germano ci dà dentro un po’ troppo, come a voler ricavare a forza risvolti drammatici dal personaggio. (La Repubblica)
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