Estate ’85, il film diretto daFrançois Ozon, è ambientato nell’estate del 1985 a Le Tréport, cittadina balneare in Normandia. La storia segue le vicende estive del sedicenne Alexis (Félix Lefebvre), un giovane spesso chiuso in se stesso e con fisso nella mente il tetro pensiero della morte. Un giorno il ragazzo decide di uscire in mere, ma l’imbarcazione su cui viaggia si rovescia e Alexis rischia di annegare, quando David (Benjamin Voisin), un ragazzo di 18 anni, lo salva.
Da quel momento Alexis inizia a trascorrere tutte le sue giornante insieme a David e tra i due nasce una profonda amicizia, che sembra poter diventare qualcosa di più… Fino a quando non arriva la bella Kate (Philippine Velge), ragazza alla pari inglese, che scombinerà i loro equilibri sentimentali. David, infatti, inizia a corteggiare la britannica, cosa che provoca la gelosia di Alexis, che stanco dell’atteggiamento del suo amato amico, decide di chiedergli spiegazioni. La risposta di David è diretta e glaciale: si è stancato di Alexis. Queste parole dure spingono il sedicenne a scappare via, senz’altre spiegazioni, mentre l’amico cerca di corrergli dietro e raggiungerlo in sella alla sua moto. L’alterco tra i due, però, avrà delle gravissime conseguenze, che porteranno Alexis a delle scelte difficili e pericolose, ma obbligate dal patto d’amore stretto in precedenza con David.
Nel suo diciannovesimo film, l’eclettico François Ozon racconta, con il travolgente entusiasmo, l’energia e l’emotività vibrante di un adolescente, la vacanza al mare di un ragazzo alle prese con il primo grande amore, fra la luce di Eric Rohmer, sguardi in macchina alla Truffaut e canzoni dei Cure. Gioca in parte all’operazione nostalgia il regista, ma nel narrare la perdita dell’innocenza, introduce l’elemento noir parlando di una morte e mescolando sapientemente i toni. Non è voyeuristico il suo sguardo ma partecipato e, fra le citazioni e un pizzico di autobiografia, il film esplora l’interessante tema del potere salvifico e catartico della scrittura, che porta colui che narra di sé a diventare oggetto più che soggetto, permettendogli così di prendere le distanze da traumi e dolori, di crescere e acquistare autoconsapevolezza. (Carola Proto – Comingsoon.it)