Maria Montessori, film diretto da Léa Todorov, è ambientato nel Novecento e racconta la storia di Lili d’Aengy (Leila Bekhti) una cocotte parigina che decide di fuggire da Parigi per proteggere la sua reputazione. La donna, infatti, si rende conto che sua figlia Tina (Rafaëlle Sonneville-Caby) ha un disturbo dell’apprendimento e, prima che venga scoperto e possa ledere alla sua vita mondana, si rifugia a Roma per nasconderla.
Una volta giunta nella Capitale italiana, la vita di Lili viene sconvolta dall’incontro con Maria Montessori (Jasmine Trinca), che ha ideato un metodo rivoluzionario per i bambini con difficoltà di apprendimento. Lili, però, ignora che la stessa Maria nasconde un segreto, ossia un figlio nato al di fuori del matrimonio. Le due donne, seppur molto diverse, l’una dall’altra, si aiuteranno a vicenda per trovare e conquistare il loro posto nel mondo: una per rivalutare la propria vita e le proprie relazioni familiari, l’altra per fare la storia.
Maria Montessori – La nouvelle femme è il secondo film scritto e diretto da Léa Todorov, la quale ha debuttato dietro la macchina da presa più di dieci anni fa con il documentario Saving Humanity During Office Hours (2012). L’attrice francese Leïla Bekhti – nota per aver recitato in La sorgente dell’amore (2011) – interpreta un personaggio fittizio, la cortigiana parigina Lili d’Alengy; l’attrice italiana Jasmine Trinca veste invece i panni della pedagogista Maria Montessori e Raffaele Esposito quelli del compagno Giuseppe Montesano. Il resto del cast comprende Laura Borelli, Nancy Huston, Agathe Bonitzer e Stefano Abbati, oltre a circa trenta bambini neuro-atipici o con disordini motori. L’opera, prodotta da Geko Films, Tempesta e distribuita nelle sale italiane da Wanted Cinema, è stata presentata in anteprima al Zurich Film Festival 2023.
La scrittrice canadese Nancy Huston, che interpreta Betsy, è in verità la madre della regista Léa Todorov.
Il titolo del film presenta l’espressione “la nouvelle femme”, comunemente usata dagli storici per riferirsi alle donne femministe, istruite e indipendenti del 1900, riuscite ad accedere a posizioni professionali e carriere accademiche attraverso studio e conoscenza.
Per questo mi sono basata molto sui libri: tre biografie (quella molto completa di Rita Kramer, quella più critica di Marjan Schwegman e quella di Valeria Paola Babini, che si concentra sul suo femminismo scientifico), oltre ai suoi scritti, in particolare il suo diario del 1913, scritto durante un viaggio transatlantico e in cui parla molto con suo figlio. C’era anche un piccolo manuale di trenta pagine in Maria cui parla del suo lavoro all’istituto di logopedia, un testo che ho usato molto.