1001 grammi
Giovedì 10 novembre 2016 ore 21,15 
Sabato 12 novembre 2016 ore 16,30
Drammatico (93 min)
di Bent Hamer
con Ane Dahl Torp, Laurent Stocker, Per Christian Ellefsen, Didier Flamand
Marie lavora presso lo Justervesenet, l’ufficio norvegese dei pesi e delle misure, insieme al padre Ernst. Mentre è alle prese con le macerie della propria vita sentimentale, la trentacinquenne viene incaricata di recarsi a Parigi – portando con sé il prezioso campione del chilogrammo norvegese – per rappresentare il suo paese al seminario sull’esatta determinazione del peso. Nella capitale francese, tra i delegati di tutto il mondo, conoscerà Pi, un collega che forse la aiuterà ad assegnare le giuste misure alle cose della vita.
Il cinema del norvegese Bent Hamer, non un Kaurismäki in minore come si scrive spesso, è abitato da personaggi incapaci di uscire dal proprio disagio esistenziale, fotografati nella loro inadeguatezza di rapportarsi col mondo e con il prossimo. Anche Kitchen Stories – Racconti di cucina, il film che l’ha rivelato dopo Eggs e En dag til i solen, orbitava sulla solitudine e la mancanza di scopo, a partire da un surreale esperimento pseudo-scientifico che aveva il fine di monitorare i movimenti quotidiani nello spazio delle cucine degli scapoli di una certa età. In 1001 grammi l’esperimento, per così dire, è quello che, in seguito ad alcuni eventi, porta avanti la solitaria e metodica Marie. Se l’anima pesa 21 grammi, come le dice il padre Ernst, la scienziata norvegese comincia a voler sapere, nello specifico, qual è il peso di ciò che veramente conta nella vita di ognuno. In questo lavoro di Hamer, che visivamente riprende lo stile hopperiano a cui ci ha già abituato e i consueti toni ironico-raggelati, l’idea fulcro della misurazione non prende la via che imboccava il Mastroianni di Break-Up, non si trasforma in ossessione quanto in un modo attraverso il quale uscire dal guscio: ha dunque una valenza positiva, non negativa, portando alla vita e non alla morte. Più di cuore di un Kaurismäki, ma certamente meno geniale rispetto al collega finlandese, il regista norvegese non ritrova la pienezza espositiva dei suoi titoli migliori, come Il mondo di Horten o l’altrettanto riuscito Tornando a casa per Natale, azzeccando comunque il ritratto di una donna al bivio di una rinascita. Se 1001 grammi comprende a pieno l’anima di un modo particolarissimo di guardare alla realtà, ugualmente, sembra voler intercettare il consenso di un pubblico più vasto, così com’era accaduto con la trasposizione bukowskiana di Factotum. L’attenzione al dettaglio, l’emersione di una disperazione quieta e, anche per questo, più spaventosa, la creazione di un universo sospeso rimangono le stesse, ma con più di un’ombra di maniera. Come Kitchen Stories – Racconti di cucina e altri titoli del regista, anche 1001 grammi è un apologo sulle differenze culturali e sul loro incontro-scontro: cos’altro è il seminario francese? Triste e comicamente nordico, con sferzate di ironia intelligente capaci di alzare il tiro non poco, è un altro esempio di quel romanzo dello spaesamento fatto di figure geometriche e anime in cerca di riscatto che il regista scrive di film in film.
(www.mymovies.it)
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