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Ammore e malavita

Giovedì 11 gennaio 21.15ammore
Sabato 13 gennaio 16.30

di Antonio Manetti, Marco Manetti, Michelangelo La Neve
con Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini

Commedia Musicale Thriller (134 min.)
di Antonio Manetti, Marco Manetti, Michelangelo La Neve
con Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso, Raiz, Franco Ricciardi, Antonio Buonuomo, Ivan Granatino, Lucianna De Falco, Antonino Iuorio, Graziella Marina, Pino Mauro, Rosalia Porcaro, Antonio Fiorillo, Andrea D’Alessio
TRAMA
Napoli. Ciro è un temuto killer. Insieme a Rosario è una delle due “tigri” al servizio di don Vincenzo, “o’ re do pesce”, e della sua astuta moglie, donna Maria. Fatima è una sognatrice, una giovane infermiera. Due mondi in apparenza così distanti, ma destinati a incontrarsi, di nuovo. Una notte Fatima si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato. A Ciro viene dato l’incarico di sbarazzarsi di quella ragazza che ha visto troppo. Ma le cose non vanno come previsto. I due si trovano faccia a faccia, si riconoscono e riscoprono, l’uno nell’altra, l’amore mai dimenticato della loro adolescenza. Per Ciro c’è una sola soluzione: tradire don Vincenzo e donna Maria e uccidere chi li vuole uccidere. Nessuno può fermare l’amore. Inizia così una lotta senza quartiere tra gli splendidi scenari dei vicoli di Napoli e il mare del golfo. Tra musica e azione, amore e pallottole.
C’è un momento, tra i tanti di Ammore e malavita , che spiega meglio di altri chi sono Marco e Antonio Manetti, i Manetti Bros. L’attimo che dà il via, lo snodo narrativo che crea lo scarto tra il prima e il dopo: l’incontro tra Ciro (Giampaolo Morelli) e Fatima (Serena Rossi), lui sicario al soldo di don Vincenzo (Carlo Buccirosso), lei infermiera che ha visto troppo e, per questo, deve essere fatta fuori. Sulle note di What a Feeling (l’iconico brano di Flashdance ) la ragazza inizia a cantare L’amore ritrovato (“… che fine hai fattooo? Addu’ si’ statooo?”…) e con un abile montaggio ritroviamo i due, poco più che bambini, che si tengono per mano nei quartieri, inizio di un grande amore troncato dall’uccisione del padre di lui, evento che lo ha portato poi a diventare quello che è oggi. Ecco, i Manetti Bros. dimostrano una volta di più, forse ancora meglio che in passato, la propria abilità nel saper attingere a piene mani da più immaginari (cinematografici, televisivi, musicali, letterari) per creare una mescolanza trascinante e divertente, soprattutto originale, in grado di stagliarsi su un’intera cinematografia, quella nostrana, troppo spesso paludata e bloccata da paletti ormai vetusti. Ammore e malavita è sceneggiata napoletana ai tempi di Gomorra declinata in musical, capace di scherzare sulla malfamata Scampia (meraviglioso il tour organizzato per i turisti in cerca di “emozioni forti”, sorta di buffetto al gomorrismo imperante dei nostri giorni…) e al tempo stesso di soffermarsi sulle tante bellezze di Napoli, città carica di umanità e fermento culturale. L’omaggio non è però solo alla città, ma al cinema (popolare) tutto: sempre mossi da una libertà che gli regala felici intuizioni di sguardo e movimenti di macchina, i Manetti danno il via alla messinscena in stile Agente 007, si vive solo due volte , si regalano un inserto newyorkese strizzando l’occhio a Squadra antifurto di Bruno Corbucci e ci regalano sparatorie con ralenti in stile Matrix , oltre che fantastiche trovate quali il modellino della DeLorean utilizzato per nascondere dei diamanti. Aiutati, e non poco, da tutti gli attori chiamati in causa (oltre i già citati, Claudia Gerini nei panni dell’astuta e cinefila donna Maria, moglie del boss, e il cantante Raiz in quelli di Rosario, altra “tigre” al servizio di don Vincenzo e amico fraterno di Ciro), i Manetti proseguono nel solco già tracciato da Song’e Napule ma riescono ad alzare il tiro, anche grazie allo straordinario lavoro di Aldo e Pivio De Scalzi alle musiche, alle liriche di Nelson e alle coreografie di Luca Tommassini. Troppo facile e scontato (anche sbagliato) etichettarlo come il “ La La Land italiano” (semplicemente perché è qualcosa di molto diverso), ma se lo slogan servirà a garantire maggior successo al film (sarà nelle sale dal 5 ottobre) va bene così. Perché se lo merita. (Cinematografo.it)
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