Contromano
Sabato 23 giugno 21.15
Domenica 24 giugno 17.30 – 21.15
di Antonio Albanese
con Antonio Albanese, Alex Fondja, Aude Legastelois
Commedia
di Antonio Albanese
con Antonio Albanese, Alex Fondja, Aude Legastelois, Daniela Piperno, David Anzalone
DURATA: 102 Min
Mario Cavallaro (Albanese), cinquantenne milanese preciso e abitudinario: si sveglia tutte le mattine nello stesso modo, nella stessa casa, nello stesso quartiere, nella stessa città, beve lo stesso caffè nello stesso bar e apre il suo negozio senza mai tardare di un solo minuto. È questo, per lui, il bello della vita: le cose che non cambiano, che rimangono uguali, le abitudini. Una routine prestabilita e rassicurante che lui non ha alcuna intenzione di cambiare. La monotona vita di Mario si divide tra i suoi due luoghi del cuore: il suo prestigioso negozio di calze, ereditato dal padre, e il terrazzo di casa dove coltiva un orto, unica passione che si concede. Ma davanti al suo negozio si piazza Oba (Alex Fondja), un giovane senegalese venditore ambulante di calzini, che inizia a minacciare l’attività di Mario con le sue offerte altamente concorrenziali. Ma quel che è troppo è troppo, e decide di agire per “rimettere le cose a posto”. Così escogita un piano semplice quanto folle: decide di rapire Oba e riportarlo a casa sua.
Antonio Albanese torna dietro la macchina da presa, 16 anni dopo la sua ultima regia, per affrontare un tema attuale che siamo abituati a vedere trattato al cinema con tono drammatico, vale a dire l’immigrazione. Il tentativo di Albanese e dei suoi co-sceneggiatori è invece quello di farne oggetto di una commedia ironica che, partendo da un assunto realistico (l’ordinario razzismo dell’uomo comune che si sente minacciato da questi sconosciuti di colore che incontra ovunque, senza curarsi di conoscerli), diventa via via più surreale e fiabesca.
A tradire gli autori è forse l’ambizione di mettere il più possibile nella storia: l’accumulo di argomenti contenuto nel film è difficilmente gestibile – dal punto di vista artistico – con la scelta della leggerezza, e le dinamiche tra i personaggi nella durata di un road movie a tappe forzate hanno poca possibilità di sviluppo. Con l’eccezione di alcune parti prevedibili, non mancano però sorprese e momenti toccanti e divertenti, dovuti soprattutto alla sincerità dell’ispirazione e alla bravura del protagonista, la cui alchimia con la partner femminile, la luminosa Aude Legastelois, è forse l’elemento più riuscito del film. (Daniela Catelli – Comingsoon.it)
Valutazione Pastorale: E’ a partire da questo terzo millennio che il tema dell’immigrazione ha imposto con forza l’urgenza e la necessità di una soluzione condivisa tra i soggetti interessati. Il cinema, dopo un periodo iniziale in cui l’argomento è stato trattato con toni tesi e drammatici, ha virato decisamente su un versante meno complicato, cercando di farlo scivolare verso la commedia, nelle sue cento sfumature caratteriali. Questa strada viene seguita anche da ‘Contromano’. Il film è interpretato e diretto da Antonio Albanese, che arriva qui alla sua quarta regia dopo ‘Uomo d’acqua dolce’ (1996), ‘La fame e la sete’ (1999), ‘Il nostro matrimonio è in crisi’ (2002). La storia prende il via a Milano, dove Mario Cavallaro, un cinquantenne amante di ordine e precisione, trascorre la giornata tra la propria casa e il negozio di calze ereditato dal padre. Il suo abitudinario procedere dall’abitazione al posto di lavoro riceve un brutto colpo quando, proprio fuori dalle sue vetrine, comincia a stazionare un senegalese che vende calzini con notevole successo. Mario osserva per un po’ gli affari del giovane, prova a parlarci e infine decide di agire. Dopo averlo tramortito, rapisce Oba (cosi si chiama) con l’obiettivo di riportarlo a casa, in Senegal. Il viaggio è il cuore e il centro della vicenda, “un viaggio assurdo- spiega l’Albanese regista- per raccontare le contraddizioni e le paure contemporanee, usare comicità e ironia per mettere a fuoco l’argomento più controverso di questo decennio: l’integrazione tra società, culture e popoli diversi”. Lo scarto narrativo che avvia il cambio di direzione produce il passaggio dal realismo della parte iniziale alla vicinanza con la favola. Ed è una sensazione che attraversa tutto il resto del copione. C’è sapore di fiaba nell’unirsi a Mario e Oba della connazionale Dalida, forse sua sorella forse no, c’è profumo di fiaba nelle varie tappe del trasferimento dall’Italia al Senegal, risulta poco credibile la facilità con cui il terzetto si smarca dalla morsa della polizia e approda sul traghetto per l’Africa. Ma tutto inclina verso un finale poetico e positivo di sognata e paradossale felicità. L’entusiasmo che accende Mario quando capisce l’utilità di mettersi al servizio degli altri per aiutarli a crescere è forse fin troppo indulgente, anticipa l’idea di un futuro per qualche verso eccessivamente ottimista, ma diciamolo, è bello e giusto che sia così. La commedia, se tale deve essere, ha anche il compito di indurci al sorriso, alla gioia, alla serenità, con sensazioni di verità forse differenti ma necessarie. Crediamoci in quello che racconta Albanese, e forse saremo capaci di raggiungere il traguardo. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e da affidare a dibattiti. (acec.it)
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