L’ultima notte di Amore, film diretto da Andrea Di Stefano, racconta la storia di un tenente della polizia, Franco Amore (Pierfrancesco Favino), che proprio la sera prima del suo pensionamento si ritrova a indagare su un omicidio.
Franco vive a Milano, è innamorato di sua moglie Viviana e per 35 anni ha servito lo Stato con orgoglio e giustizia. Non ha mai sparato a un uomo, ha sempre creduto nell’onestà e l’ha perseguita con integrità. Lui stesso si è sempre autodefinito una persona onesta o che comunque ha sempre ambito di seguire la strada della correttezza, come afferma nel suo discorso di pensionamento.
Fino a quel momento il suo pensiero era rivolto al giorno dopo, a quando avrebbe dovuto salutare tutti con un bel discorso di addio. Ma quella notte, l’ultima di servizio, metterà in discussione tutto. Il suo amico Dino, nonché suo partner da diversi anni, rimane ucciso in una rapina di diamanti.
È così che l’ultima notte di Amore si rivelerà essere la più lunga di tutte. Una notte che mette in serio pericolo la sua vita e tutto ciò che conta e ha sempre contato per lui: il lavoro a servizio dello Stato, la moglie Viviana e l’amicizia con Dino. Mentre gli eventi si aggrovigliano in un intricato nodo, l’alba in quel di Milano sembra non arrivare mai.
Una Milano notturna e ruvida, a metà tra quella di Fernando Di Leo, ma aggiornata al presente, e la Hong Kong di Johnnie To. Un poliziotto onesto alla vigilia della pensione, la difficoltà di arrivare a fine mese, la malavita calabrese e i gangster cinesi. Andrea di Stefano gira un noir produttivamente e visivamente ambizioso, un noir imploso ma anche balistico, attento alle intrecci della trama e alle traiettorie di sentimenti e psicologie. C’è la capacità di gestire i toni, i tempi, i luoghi, i personaggi. Cinema di genere solido e mai ruffiano. Mancava in Italia da un bel po’. (Federico Gironi – Comingsoon.it)
CURIOSITÀ: Presentato in anteprima al 73º Festival Internazionale del Cinema di Berlino (2023) nella sezione Berlinale Special Gala.
L’idea di girare un film su un agente di polizia prossimo alla pensione è venuta al regista mentre frequentava famiglie di poliziotti e carabinieri per altri progetti. Di Stefano, infatti, ha notato come questi tendano ad andare in pensione molto presto, ritrovandosi spesso a fine carriera con l’amaro in bocca. L’intento del regista era anche rivalutare la figura dell’agente, che spesso nel cinema o nella televisione italiana viene mostrato come non troppo sagace o alle prese con operazioni ridicole.
Prima delle riprese Pierfrancesco Favino ha lavorato molto, documentandosi e incontrando da vicino diverse persone che lavorano o hanno lavorato nelle forze dell’ordine. L’attore voleva comprendere questa realtà, entrando in contatto con poliziotti e carabinieri e facendosi raccontare da loro le vite che conducono.
Il regista ha voluto girare il film su una vera autostrada, con tanto di auto che sfrecciavano, evitando di ricostruire a scenografia al computer.
Di Stefano ha ammesso di aver scritto il copione del film immaginando Franco Amore con il volto di Favino.