Mi fanno male i capelli, film diretto da Roberta Torre, racconta la storia di una donna di nome Monica (Alba Rohrwacher), che perde la memoria e le vien diagnosticata la sindrome di Korsakoff. La donna ritrova un senso nella sua vita solamente identificandosi nei personaggi interpretati da Monica Vitti. Inizia vestirsi come l’attrice e a imitarla, riproponendo le scene dei suoi film
Accanto a lei c’è Edoardo (Filippo Timi), l’uomo che l’ama così immensamente da sperare che questa sua immedesimazione la salvi e da permettere che entri a far parte della loro quotidianità. La loro esistenza si alterna così a visioni de La notte, L’eclisse, Deserto rosso, Teresa la ladra, Amore mio aiutami, Polvere di stelle, mentre Monica viaggia tra ricordi e illusioni, conversando con uno schermo e confondendo il cinema con la realtà. Nel frattempo Edoardo è sempre lì, intento a cercare di trattenerla nel nostro mondo.
Poteva andare tutto male, poteva essere un disastro, un film con queste premesse, e invece funziona tutto e funziona bene. Mi fanno male i capelli apppare come un film misterioso e teorico sul potere del cinema, di quel cinema che permette evasione dal quotidiano, annullamento di sé, proiezione di noi stessi in altre vite e in altri mondi che permettono sempre una qualche forma di reinvenzione, di contaminazione col reale. Roberta Torre non ha paura di nulla, e propone un cinema che pensa, e che vuol far pensare. Che non si accontenta di stare dentro i bordi, ma che, senza barocchisimi o spocchia, deborda – e magari sbaglia – per la voglia di provare qualcosa di nuovo, figlio di una riflessione, di una teoria, di una sperimentazione. (Federico Gironi – Comingsoon.it)